1974

XVI Edizione

Premio Vasto di Pittura

28 Luglio - 31 Agosto
Palazzo delle Esposizioni di Piazza Rossetti

Edizione sugli Aspetti attuali della pittura d’immagine. Partecipano ventisei artisti appartenenti alla generazione dei quarantenni; fuori concorso, viene riproposta l’ormai consueta segnalazione di tre pittori operanti in regione: Alfredo Del Greco, Ennio Di Vincenzo e Gaetano Memmo, presentati da Vanni Ronsisvalle.

Giuria: Luigi Carluccio (Presidente), Roberto Bontempo (Segretario), Carlo Melloni, Tommaso Paloscia e Vanni Ronsisvalle.

Principali vincitori:

  • Premio “Vasto” e trofeo a Gigino Falconi (Matrice d’amore).
  • Premio di S.E. il Presidente della Repubblica ad Abacuc (Pallido fototattismo).
  • Premio- acquisto “Mario Lepore” ad Eugenio Comencini (Una Vip anni ’30).
  • Premio- acquisto “Filippo Palizzi” dell’Amministrazione Comunale di Vasto a Gioxe De Micheli (Il maestro di scienze).
  • Premio- acquisto “Nicola Forese” a Franco Francini (Rosa, particolare).
  • Premio- acquisto “Raffaele Mattioli” della Banca Commerciale Italiana ad Antonio Lo Presti (Caro Franz).
  • Premio- acquisto “Gabriele Rossetti” della Casa di Conversazione “Gabriele Rossetti” a Fabio De Poli (Sul mio tavolo).

Un’indagine nel futuro
Ancora una edizione del Premio Vasto: e siamo a sedici.

Non è una contabilità oziosa.

Il fatto che un premio di pittura, osservando con ostinazione i canoni che ne hanno costituito nel tempo una caratterizzazione non sempre facile a conservare e voglio dire che questo premio si è trovato per tanto tempo ad operare controcorrente sia riuscito a raggiungere sedici anni di vita e a mostrare tanta floridezza come quest’anno ha mostrato, è elemento rimarchevole nelle vicende dei nostri giorni.

Esulando dagli schemi pressochè anodini dei premi che pullulano nei luoghi di villeggiatura, il Vasto, dunque, ha oggi una tradizione che ha fatto le ossa ricercando «il proposito di favorire e porre in luce quelle correnti e personalità che modernamente si rifanno a una realtà visibile».

Chiaro? Diciamo pure che Vasto ha sempre voluto radunare qui pittori figurativi pur concedendo, senza riserve ideologiche, ampio, anzi ampissimo spazio alle ricerche, ai linguaggi, alle poetiche a patto che fossero inseriti nel cordone ombelicale del figurativo.

L’anno passato il Premio ha imposto una limitazione importante, ha voluto pittori giovanissimi nati non prima del 1943.

Oggi, c’è stata una dilatazione del campo operativo, esteso fino «ai nati non prima del 1930».

Panorama più vasto dunque e forse anche più difficile da cogliere nel suo insieme per un’automatica diminuzione delle indulgenze verso operatori già entrati nell’agone artistico con le furbizie del mestiere e con abilità tecniche che tante volte consentono mascheramenti di citazioni ingannevoli.

Il fatto che Gigino Falconi abbia superato per unanimità di giudizio la durissima prova che il Vasto richiedeva, dev’essere motivo di soddisfazione per la regione stessa – l’Abruzzo – che gli è madre e consigliera, e nella occasione specifica chiamata ad avvertire di quali valori si carichino i fermenti di ricerca nell’arte contemporanea di cui i suoi giovani si fanno sempre più numerosi e validi discepoli.

Ma il Vasto ha avuto, a mio avviso, il merito di avere questa volta operato una selezione durissima nella prima fase di lavoro della giuria egregiamente condotta da Luigi Carluccio.

Intendo rilevare pertanto che i nomi dei premiati, nel contesto di questa operazione, non sono da considerare al di sopra di quelli -e di tutti quelli -inseriti nella rosa dei candidati venuti fuori dalla prima selezione.

I sedici nomi prescelti, insomma, e dai quali sono stati tratti successivamente i sette premiati, hanno le medesime carte, egualmente valide, in una teorica selezione di valori estetici.

Le scelte finali, faticose come non mai, sono maturate nella meticolosa disamina di elementi collaterali in cui, molto giustamente, hanno giocato l’età e l’autonomia della ricerca.

Il « Palizzi », che per fatto remunerativo è il premio acquisto più importante dopo quello stabilito per la primza poltrona, è finito a De Micheli dopo ampia analisi: la sola che ha potuto porre in giusta luce l’importanza del terreno sul quale De Micheli va attualmente operando.

Comencini, Francini, De Poli, Lo Presti sono giovani che affrontano la pittura trascinando nel loro lavoro non la contemplazione estatica di un mondo accettato nella confezione in cui è stato loro offerto, si fanno forti, invece, di un certo disincantamento che è maturità di analisi e anche ironia congenita nelle leve nuovissime del nostro panorama artistico.

Forse che Luca .Alinari o Gianni D’Andrea o Antonio Possenti o Nino Lupica siano artisti che al confronto meritino considerazione minore?
Tutt’altro, direi. Ma la commissione giudicatrice, come riferirà un preciso verbale, aveva fatto le sue scelte con criteri ineccepibili già in prima istanza. Il seguito, sempre a mio modesto avviso, è da considerare un fatto formale o, se si vuole, un ineluttabile rituale.

Insegnamenti? Anche questo fa parte del rito.

Si vuole che a conclusione di una manifestazione di ampio respiro, come questo Vasto indubbiamente è, si reciti cattedraticamente l’epilogo con l’intento di far pesare sul pubblico le indicazioni tratte da tutto quanto è andato in scena.

Ora, se vogliamo rimanere nella difficile condizione che la serietà del premio richiede, diciamo pure che i nomi scaturiti dalle scelte nostre sono validi per l’impegno, per l’amore che sono palesi nelle loro opere; diciamo pure che in modo particolare i prescelti hanno affrontato il non facile.

Scavo verticale nel terreno della propria cultura e della propria tradizione, stimolati dalle ventate informative che li investono in ogni momento e da ogni direzione.

Aggiungiamo tuttavia che la situazione generale della pittura italiana in questo momento, non consente di abbandonarsi a manifestazioni di gioia.

Vasto ha il merito di ricondurre con caparbia serietà all’osservazione spregiudicata di una condizione non invidiabile, nel tentativo ancora una volta riuscito di individuarvi le forze semilatenti ma che vanno gonfiandosi di interessanti promesse.

Il maestro di scienze
Liberi nell’aria in equilibrio con noi stessi
Matrice d’amore
Una VIP anni ’30