23 Luglio- 7 Novembre 2010

Memoria e creatività

2010

XLIII EDIZIONE

a cura di Flo­ri­ano De Santi

Dal­la sec­on­da metà del Nove­cen­to l’arte fig­u­ra­ti­va, come quel­la che più forte­mente esprime l’impulso umano a creare, non è soltan­to uno dei pos­si­bili, ma il solo proces­so pos­si­bile per riconoscere, nel con­flit­to stori­co del­la soci­età, la prevalen­za delle forze cre­ative sulle dis­trut­tive. Non vale risalire alle orig­i­ni, ricer­care la spon­taneità, la nat­u­ral­ità, l’originalità di quell’impulso: il prob­le­ma non è in una preis­to­ria che coin­volge miti remoti ed antichi com­p­lessi che pos­sono riemerg­ere al liv­el­lo del prece­dente, ma nel­la sto­ria del­la memo­ria e del­la cre­ativ­ità, che apre, nel­la rif­les­sione del Niet­zsche de La gaia scien­za, al pro­fon­do e attuale tema di “arte e ver­ità”.
Come doc­u­men­ta ques­ta XLIII edi­zione del “Pre­mio Vas­to” oppor­tu­na­mente inti­to­la­ta Memo­ria e cre­ativ­ità. I mille occhi del­la Sfin­ge, che rac­coglie una cinquan­ti­na di artisti ital­iani e stranieri (tra cui opere di Emilio Vedo­va e di Jean Michel Basquiat, di Ennio Cal­abria e di Hans Har­tung, di Alber­to Sug­hi e di Her­man Nitsch, di Mim­mo Pal­adi­no e di A.R. Penck, di Umber­to Mas­troian­ni e di André Mas­son), in sé il proces­so artis­ti­co non ha direzione né scopo, non muove da alcu­na pre­mes­sa. Esso è tout court un modo di essere, di vivere con mag­giore inten­sità. Sec­on­do Flo­ri­ano De San­ti, cura­tore del­la rasseg­na, poiché da sem­pre è un modo di essere con par­ti­co­lare inter­esse per tut­to ciò che nel mon­do è apparen­za, quel proces­so non è che un modo di visu­al­iz­zare il nos­tro “tem­po inter­no”.
   Quel proces­so – per dirla con Baude­laire – non solo reg­is­tra i bat­ti­ti del Mon coeur mis à nu, ma provo­ca nei pit­tori e negli scul­tori la defor­mazione che la sem­bian­za subisce nel rit­mo del tem­po; e intan­to la provo­ca in quan­to quel proces­so è lot­ta di impul­si pos­i­tivi o cre­ativi con­tro impul­si neg­a­tivi o dis­trut­tivi. Sic­ché, l’artista d’oggi non può iso­lar­si, con­tem­plare, giu­di­care: ciò che accade nel suo tem­po inter­no, e che il proces­so esteti­co visu­al­iz­za, è anche ciò che accade in una soci­età stor­i­ca, dal­la quale non può dis­tinguer­si e delle cui respon­s­abil­ità intera­mente parte­ci­pa. È il trat­to che fa sia del­la “memo­ria involon­taria” di Proust che del­la “cre­ativ­ità not­tur­na” di Kaf­ka una scrit­tura estrema e al tem­po stes­so pro­fet­i­ca del­la vita moderna.

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