9 Luglio - 23 Ottobre 2016

ARCHEOLOGIE A VENIRE

2016

XLIX EDIZIONE

a cura di Sil­via Pegoraro

La mostra del XLIX PREMIO VASTO d’Arte con­tem­po­ranea, Arche­olo­gie a venire, intende con­fig­u­rar­si come un viag­gio nel­la com­p­lessa e arti­co­la­ta dimen­sione del “clas­si­cis­mo” e del dial­o­go con l’antico che si è anda­ta svilup­pan­do nell’opera di artisti ital­iani apparte­nen­ti a gen­er­azioni suc­ces­sive, tra il XX e il XXI sec­o­lo: da quel­li oper­a­tivi già nei pri­mi decen­ni del Nove­cen­to, come De Chiri­co, Sironi, Campigli, Mari­no Mari­ni, sino alle gio­vani gen­er­azioni affac­ciate­si sul­la sce­na dell’arte in questo inizio di nuo­vo sec­o­lo, pas­san­do attra­ver­so le gen­er­azioni “di mez­zo”, dalle moltepli­ci vocazioni cre­ative e ori­en­ta­men­ti inter­pre­ta­tivi: dal­la rilet­tura dei sim­boli del­la clas­sic­ità, insieme iron­i­ca e mal­in­con­i­ca, pro­pria del­la cosid­det­ta “Pop Art” ital­iana (Angeli, Fes­ta, Ceroli), ai plas­ti­cis­mi cro­mati­ci e alle mitolo­gie rin­no­vate del­la Transa­van­guardia, ai post­mod­erni enig­mi metafisi­ci e alle colte rilet­ture dell’Anacronismo, sen­za dimen­ti­care stra­or­di­nar­ie fig­ure di artisti che la loro com­p­lessità cul­tur­ale ed espres­si­va rende dif­fi­cil­mente clas­si­fi­ca­bili, come Ugo Attar­di, Fab­rizio Cleri­ci, Vet­tor Pisani, o il grande scul­tore pescarese Pietro Cascella.

Col­lo­can­dosi in ques­ta prospet­ti­va di ricer­ca, la mostra dell’Edizione 2016 del Pre­mio Vas­to di Arte Con­tem­po­ranea vuole dunque assumere un pro­fi­lo insieme stori­co e attuale, focal­iz­zan­do l’attenzione dell’osservatore su alcu­ni artisti – pro­fon­da­mente stori­ciz­za­ti o attual­mente oper­a­tivi — del con­testo ital­iano mod­er­no e con­tem­po­ra­neo — dagli anni ‘30 ad oggi — che, esplo­ran­do la dimen­sione dell’antico e del clas­si­co, l’abbiano inter­pre­ta­ta scor­gen­do in essa le pro­fonde radi­ci del­la con­tem­po­raneità e coglien­done le poten­zial­ità cre­ative e le prospet­tive future.

Artisti che, tessendo le fila di un rap­por­to vitale con la Sto­ria cul­tur­ale e artis­ti­ca, han­no saputo val­oriz­zarne nel­lo stes­so tem­po la forza espres­si­va del­la mate­ria e del­la for­ma e le sug­ges­tioni emo­tive e concettuali.

Uno degli spun­ti da cui parte il prog­et­to del­la mostra è cos­ti­tu­ito dal panora­ma stori­co e teori­co delin­eato dal libro di Sal­va­tore Set­tis, Futuro del “clas­si­co” (Ein­au­di, Tori­no, 2004).

Sec­on­do il grande stu­dioso, i con­cetti di “clas­si­co” e di “clas­si­cis­mo”, nel­la cul­tura con­tem­po­ranea, si pro­fi­lano sec­on­do due opposte ten­den­ze : da una parte, nel­la cul­tura “gen­erale”, il dis­cor­so sul “clas­si­co” appare sem­pre più super­fi­ciale, stereoti­pa­to e banale, lim­i­tan­dosi all’estrapolazione di pochi fram­men­ti visivi del­la clas­sic­ità, svuo­tati del loro sig­ni­fi­ca­to orig­i­nario e con­tes­tuale; dall’altra, sul piano del­la ricer­ca sci­en­tifi­co-sto­ri­ografi­ca, la fisiono­mia del “clas­si­co” va facen­dosi sem­pre più com­p­lessa, meta­mor­fi­ca, “con­t­a­m­i­na­ta”: sfu­ma l’idea di una “purez­za” del “clas­si­co” nelle sue radi­ci greche, men­tre si svilup­pa quel­la del­la clas­sic­ità come incro­cio di cul­ture e cul­ti diver­si, ori­en­tali e occi­den­tali, con­tin­ue meta­mor­fosi for­mali e con­t­a­m­i­nazioni icono­gra­fiche e concettuali.

Queste ricerche sono sfo­ci­ate in lib­ri impor­tan­ti come Il Dio a venire, di Man­fred Franck (sul rap­por­to tra cul­to dion­isi­a­co e cris­tianes­i­mo), o Ate­na nera – Le radi­ci afroasi­atiche del­la civiltà clas­si­ca, di Mar­tin Bernal (il quale sostiene che la cul­tura gre­ca clas­si­ca abbia subito notevoli influs­si da quel­la feni­cia e da quel­la egizia).

Negli artisti visivi ital­iani pre­sen­ti in ques­ta mostra risul­ta par­ti­co­lar­mente evi­dente pro­prio la ten­den­za a esprimere ques­ta com­p­lessità, ambi­gu­i­tà e polimor­fis­mo del “clas­si­co”, mes­si in evi­den­za dagli studiosi.

Ten­den­za che dunque dis­tanzia e dif­feren­zia pro­fon­da­mente questi artisti dall’uso comune e stereoti­pa­to dell’idea di “clas­si­co” e di “anti­co”.

Nel lavoro di questi artisti si accav­al­lano e inter­feriscono temi, tec­niche ed elab­o­razioni fan­tas­tiche, motivi metafisi­ci e alchemi­ci s’intrecciano con sug­ges­tioni clas­siche e richi­a­mi al mito, talo­ra rein­ter­pre­tati in chi­ave iper-mod­er­na, con l’ausilio di tec­niche fotogra­fiche dig­i­tali : si man­i­fes­ta qui un’idea del clas­si­co che ben si attaglia all’inquietudine degli artisti con­tem­po­ranei, anzi, in qualche modo appare in gra­do di sti­mo­lar­la e accrescerla.

Un’idea che impli­ca la lib­ertà di tràdere (tra­man­dare) ma anche di tradire le forme, in un cor­to cir­cuito con­tin­uo tra sogget­tiv­ità e percezione ogget­ti­va del reale.

Il rap­por­to tra anti­co e mod­er­no — tra tradizione e inno­vazione — diven­ta così un val­ore ever­si­vo, e il clas­si­co non è mai la for­ma immutabile, ma la for­ma che si pres­ta a infi­nite inter­pre­tazioni, meta­mor­fosi e contaminazioni.

Artisti pre­sen­ti:
Fran­co Angeli, Ugo Attar­di, Mas­si­mo Campigli, Pietro Cas­cel­la, Tom­ma­so Cas­cel­la, Mas­si­mo Cata­lani, Lui­gi Cecinel­li, Mario Ceroli, San­dro Chia, Fab­rizio Cleri­ci, Gior­gio De Chiri­co, Ste­fano Di Sta­sio, Luca Fari­na, Tano Fes­ta, Flavia Frances­chi­ni, Cesare Giu­liani, Gian­fran­co Gob­er­ti, Angela Mal­toni, Mari­no Mari­ni, Giuseppe Mod­i­ca, Simone Pel­le­gri­ni, Ste­fano Piali, Vet­tor Pisani, Eros Ren­zetti, Rug­gero Savinio, Mario Sironi.

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