Il mondo dell’arte – messo in ginocchio dalla pandemia – si è fatto sentire.
Tutti sappiamo che quando la condizione umana vive periodi estremi, la creatività artistica si fa portavoce di una reazione culturale che sappia raccontare lo straordinario periodo storico di riferimento.
Siamo reduci (o almeno lo speriamo) da un lungo periodo iniziato con il lockdown del 2020, causato da un’epidemia mondiale: sofferenza, paura, dolore e restrizioni delle libertà hanno messo inevitabilmente da parte il settore artistico, soprattutto per quanto concerne la fruibilità da parte del pubblico.
Ciò che maggiormente è venuto meno sono state, probabilmente, la comunicazione e la possibilità di muoversi liberamente: misure necessarie ma altamente limitanti.
Ci è mancata e ci manca ancora l’arte, l’opportunità di ammirarla e di cercarla: musei chiusi, cinema e teatri impossibilitati all’apertura, mostre e spettacoli rimandati a data da destinarsi o svolti con accessi minimi e contingentati.
Partendo da queste considerazioni, il progetto espositivo Punto zero. Identità sospese vuole indagare la rappresentazione artistica a partire dal primo lockdown, un punto di non ritorno in cui tutti noi siamo stati costretti a trovare una comfort zone, un nucleo di necessaria stabilità che ci permettesse di affrontare il complesso momento legato alla pandemia.
Il 54° Premio Vasto non vuole ripercorrere i fatti, gli accadimenti di quest’epoca, non avendo velleità di cronaca.
Piuttosto, si prefigge l’obiettivo di indagare la parte più intima degli artisti, ovvero vuole essere testimonianza, a distanza di un anno e più, di quel processo creativo libero, di un momento unico e irripetibile in cui ciascuno si è ritrovato a vivere la propria arte senza alcun vincolo esterno. In questi mesi sono nati così, mediante i linguaggi dell’arte contemporanea, lavori ricchi di consapevolezza umana, sociale ed emotiva.
Ogni espositore selezionato per la cinquantaquattresima edizione del Premio Vasto si caratterizza per la propria voce visiva; autori diversi, provenienti da contesti eterogenei, si confrontano e dialogano nelle suggestive sale del Palazzo d’Avalos, mediante lavori di forte e tangibile intensità che, unitamente, costituiscono una composizione suggestiva e di forte influsso emozionale.
Questi i nomi degli artisti partecipanti:
Beatrice Alici, Marina Bolmini, Erica Calardo, Antonella Cinelli, Arianna De Nicola, Francesco Di Tillo, Nazario Graziano, Franco Losvizzero, Alessandra Maio, Cristina Mangini, Simona Materi, Andrea Ravo Mattoni, Vincenzo Merola, Cosimo Paiano, PetriPaselli, Alfonso Reccia, Fabrizio Spucches, Mariarosaria Stigliano, Ivana Volpe, Andreas Zampella, Karin Zrinjski.
Sono coinvolti, dunque, undici artiste e dieci artisti che utilizzano i diversi strumenti espressivi della contemporaneità, dalla fotografia alla pittura, dall’installazione, alla scultura, fino al video e alle opere digitali. I linguaggi dell’arte contemporanea possono rappresentare infatti un importante strumento di approfondimento e di comunicazione delle questioni che interessano l’anno straordinario appena trascorso ed i suoi sviluppi attuali.